«Ritengo che il mio temperamento, la mia natura incline alla contemplazione, mi abbiano portato a questi risulati. Non potrei dire di più; è molto difficile, per un artista dare delle ragioni. Esprimere ciò che è nella natura, cioè nel nel mondo visibile, è la cosa che maggiormente m'interessa. […] Il compito educativo possibile delle arti figurative, ritengo sia, particolarmente nel tempo presente, quello di comunicare le immagini e i sentimenti che il mondo visibile suscita in noi. Ciò che noi vediamo, ritengo sia creazione, invenzione dell'artista, qualora egli sia capace di far cadere quei diaframmi, cioè quelle immagini convenzionali che si frappongono tra lui e le cose. […] Il pensiero galileiano lo sento vivo dentro la mia antica convinzione che i sentimenti e le immagini suscitati dal mondo visibile, che è il mondo formale, sono molto difficilmente esprimibili, o forse inesprimibili con le parole. Sono infatti sentimenti che non hanno alcun rapporto o ne hanno uno molto indiretto con gli affetti e con gli interessi quotidiani, in quanto sono determinati appunto dalle frome, dai colori, dallo spazio, dalla luce. Sono lontano comunque dalla pretesa di voler stabilire norme nell'operare dell'artista e di definire una poetica»

 

Tratto daThe Voice of America,intervista a Giorgio Morandi, 25 aprile 1957.