Louis Cane

L'opera di Louis Cane  (Beaulieu-Sur-Mer, 1943 - Monaco, 2024) sfida le convenzioni artistiche ridefinendo il modo in cui guardiamo alla pittura. Membro fondatore del collettivo Supports/Surfaces (1969-1972) insieme a Claude Viallat, Daniel Dezeuze e Jean-Pierre Pincemin, è stato senza dubbio al centro del movimento con i suoi Papiers découpés (1967) e Toiles découpées (1971), che hanno lasciato un segno indelebile nelle origini del collettivo. All'inizio degli anni '70, emarginato dalle considerazioni teoriche del gruppo, espresse in particolare nella rivista Peinture, cahiers théoriques, Cane non si ritirò, ma divenne ancora più radicale. Questa tensione intellettuale portò alla creazione della serie Sol/Mur (1972-1974), in cui spinse al limite, al punto di rottura, la decostruzione pittorica caratteristica del movimento che rifiutava. Il colore è fondamentale per Cane, poiché gli permette di «trascendere pittoricamente i limiti reali della tela», come egli stesso afferma. In questa prima fase della sua carriera, Cane ha prodotto opere che analizzavano il linguaggio pittorico eliminando gli elementi tradizionali: tele non tese, superfici colorate, opere modulari e sperimentazioni con il colore come entità autonoma.


A partire dagli anni '80, l'artista esplora le complesse questioni dello spazio pittorico, degli effetti ottici e dell'interazione tra luce e colore, orientandosi verso un ritorno alla pittura figurativa e all'esplorazione della scultura. L'arte figurativa di Cane non è mai accademica, ma è intrisa di una riflessione sulla storia dell'arte, sul colore e sul rapporto tra immagine e superficie. Le sue serie Les Déluges (1982) e Les Ménines (1984) reinterpretano le figure a volte tormentate, a volte giocose delle opere omonime di Michelangelo e Diego Velázquez, attingendo alla caratteristica decostruzione dei corpi e delle prospettive dei cubisti. Successivamente, negli anni '90, ha lavorato sulle caratteristiche spaziali ed espressive del colore, producendo numerose Nymphéas, in equilibrio tra figurazione e astrazione.

 

Nel 1995, durante una mostra al MIC - Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, organizzata in collaborazione con la Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. e curata da Franco e Roberta Calarota, Louis Cane ha ribadito la sua necessità di esplorare e sfidare l'ordine stabilito di stili, tendenze e scuole, interessandosi a questo mezzo, con cui non aveva mai lavorato prima su così larga scala. Louis Cane scolpisce quindi una serie di opere anch'esse basate sui temi del gioco e sui riferimenti alla storia dell'arte, riprendendo ancora una volta le figure delle Meninas e concentrandosi anche su quelle delle Venus. Come per il colore, anche nella scultura Louis Cane mantiene la stessa attenzione quasi "analitica" per la materia, trattando la forma come un'esperienza tattile piuttosto che come un ideale da raggiungere. E se la forma assume l'aspetto di un corpo, è sulla superficie che rimane una traccia diretta del gesto: impronte, graffi, ispessimenti, zone irregolari. Le superfici agitate e i volumi irregolari ricordano certe tensioni barocche, dove il materiale sembra spingersi verso qualcosa di più alto, animato da un'energia che unisce desiderio e ferita. 

 

All'inizio degli anni 2000, una nuova serie a metà strada tra la pittura e la scultura ha ribadito il suo bisogno di ricerca: Resins. Caratterizzata da opere che raffigurano cornici realizzate in resina colorata su cui sono applicate altre macchie di resina multicolore, questa serie unisce simbolicamente la ricerca perpetua di Cane alle sue radici nel collettivo Supports/Surfaces, uno dei cui progetti di ricerca formale era quello di mettere in discussione il mezzo dell'opera d'arte. 

 

Le prime acquisizioni da parte del Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris risalgono al 1973 e le sue opere sono conservate nelle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il MoMA - Museum of Modern Italian Art di New York, il Philadelphia Museum of Art e il Tel Aviv Museum of Art. Nel 1976 sono state organizzate mostre monografiche in Danimarca e in Canada, rispettivamente al Louisiana Museum e al Musée d'Art Contemporain de Montréal. L'anno successivo, nel 1977, il Centre Pompidou, inaugurato pochi mesi prima, ha ospitato la prima mostra personale a lui dedicata in Francia, confermando così il suo posto al centro dell'avanguardia e del movimento Supports/Surfaces, da cui sono tratte le serie presentate. Nello stesso anno, la Leo Castelli Gallery di New York gli dedicò una mostra. Nel 1978 ha tenuto una mostra personale all'Israel Museum di Gerusalemme e nel 1979 un'altra al Musée d'Art Moderne di Strasburgo. Nei decenni successivi, diverse mostre consolidarono lo status di Louis Cane e della sua opera, tra cui: la Fondazione Maeght a Saint-Paul de Vence (1983), il Museo di Tolone (1987), il Museo Civico di Belle Arti di Santander (1991), la Fondazione Deutsch Belmont a Losanna (1991), la Statengalerie dell'Aia (1992), il Museo d'Arte di Tel Aviv (1992), il Centre Pompidou (1992), il Musée de l'Orangerie di Parigi con la serie Nymphéas (1994) e il Museo d'Arte Moderna di Takaoka (1995). Ha inaugurato il nuovo secolo con una mostra del gruppo Supports/Surfaces al Museo d'Arte Contemporanea di Tokyo, seguita dal Museu de Arte Moderna di San Paolo (2000), dallo Shaanxi History Museum in Cina (2001) e dalla mostra collettiva "Recto Verso" alla Fondazione Prada di Milano (2015).