La mostra "Massimo Campigli. Le radici arcaiche della contemporaneità", a cura di Alessia Calarota riunisce circa quindici opere realizzate tra il 1930 e il 1962, in un percorso in cui protagonista è la pittura di Campigli che, unica nel suo genere, fonde insieme un sentimento arcaico intriso di suggestioni mediterranee, con esiti di sorprendente contemporaneità. Presente nelle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo, dal MoMa al Metropolitan, dal Centre Pompidou alla Pinacoteca di Brera, le architetture di Campigli - ben conosciute da Gio Ponti - si popolano spesso di figure astratte femminili, ancelle di un passato che apre la strada al futuro diventando totem di un universo contemporaneo.
L'unicità dell'arte di Massimo Campigli - che ha conquistato tutti, partecipando per ben 14 volte a La Biennale di Venezia - risiede nella sua capacità di unire insieme la lezione del passato, con un'immagine che non perde mai di attualità. In Campigli, infatti, le suggestioni antiche sono tradotte in immagini assolutamente contemporanee, asciutte ed essenziali su un fondo pittorico solare e luminoso. La sua tavolozza terrosa, la materia pittorica densa che ricorda l'affresco, i suoi primitivismi, le forme essenziali ispirate alle civiltà antiche - a quella etrusca in particolare - convivono con una costruzione dell'immagine dagli esiti contemporanei. La sua è sempre stata una ricerca di un archetipo, di una forma ancestrale, di rigore e simmetria, di armonia e di equilibrio, ma anche di quiete interiore che emerge dai suoi dipinti.
Le opere in mostra ripercorrono alcuni dei soggetti più amati dall'artista, come le sue architetture ispirate alle opere di Gio Ponti, suo grande amico con cui Campigli collabora in più occasioni, come per la sede dell'Università di Padova o per la grande pittura realizzata per l'edificio di Ferrania a Milano di cui in mostra è possibile ammirare La Spiaggia (1937) tela bozzetto del grande dipinto. Ma l'architettura è sempre presente sia in maniera più realista come nelle scena del dipinto Theatre / La Scala / Teatro (1951) sia in forme elementari di quadrati e cerchi come nella tela Medaglioni (1962), scene entrambe che evocano una dimensione collettiva e senza tempo. Altro tema amato è quello della figura femminile che è un archetipo, mai ridotto a semplice rappresentazione naturalistica ma che ricorda le immagini e le pose di idoli, cariatidi e totem. In opere come Donna con anfora (1930) o Idole au Corsage rouge (1962), figure solenni e ieratiche, colte in posture rituali e scandite da linee ritmiche e strutture geometriche, appaiono sospese nel tempo e nello spazio in un'eternità che sancise la loro metamorfosi dalla condizione umana a quella divina. Presente in mostra anche il tema del gioco con la tela Pallavolo (1931).
La decisione di ospitare questa mostra nella sede di Parigi vuole rendere omaggio al ruolo cruciale che la città ebbe nella formazione di Campigli a partire dal 1919, quando l'artista frequentò qui gli ambienti intellettuali e artistici in cui il primitivismo dominava. Realizzare una mostra nella città che segnò in maniera così determinante il suo percorso assume dunque un valore non solo simbolico, ma anche storico: un ritorno ideale nei luoghi che contribuirono a plasmare la sua voce più autentica. La mostra si inserisce in una linea di approfondimento sull'artista che la galleria ha intrapreso da tempo, e che ha uno dei più recenti capitoli nell'esposizione "Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità" realizzata tramite la Fondazione Calarota - istituita da Franco e Roberta Calarota, fondatori della Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. - nella sua sede espositiva centrale ACP - Palazzo Franchetti a Venezia nel 2021/2022 in collaborazione con il Ministero Italiano della Cultura / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l'Etruria Meridionale.
Le opere attentamente selezionate per la mostra metto in luce in tutta la sua originalità e la capacità di Campigli di creare un ponte tra passato e futuro, elaborando una visione che si fa reinvenzione dell'antico in chiave contemporanea, rendendo la sua arte unica nel panorama europeo.