Le opere rimarranno in esposizione fino al 15 novembre 2025
Maggiore g.a.m. | 208 Boulevard Saint Germain – 75007 Parigi
In occasione della settimana di Paris Photo, la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. apre la sua sede parigina alle fotografie di Francesco Patriarca, rinnovando la fortunata formula delle colazioni artistiche – già dedicate recentemente a Giorgio Morandi, Massimo Campigli e Claudine Drai in concomitanza con l'ultima edizione di Art Basel Paris. Il nuovo petit-déjeuner, in programma il 13 novembre, vedrà la partecipazione dell’artista, che dialogherà in modo informale con Alessia Calarota. Un’occasione preziosa per il pubblico di avvicinarsi a una selezione di Polaroid e stampe emblematiche, appartenenti ai suoi cicli più celebri: da “Clay” - serie popolata da “fantasmi di creta”che sembrano affiorare da un lontano passato - a “Rooms” - dove architetture silenziose e inabitate si rivelano in racconti di luce.
La mostra restituisce l’essenza più autentica della poetica di Francesco Patriarca, fondata su una sfocatura tenue, ricercata, che invita lo spettatore ad andare oltre il riconoscimento fisico dell'oggetto fotografato per interrogarsi su questioni legale alla luce, all'attesa, e alla percezione.
Nella serie Clay, vasi in terracotta di fattura contemporanea emergono come reperti di un’antichità etrusca o greca, in una perfetta sospensione tra memoria e storia. La serialità, nella pratica di Patriarca, non è mai ripetizione ma respiro: un modo per spostare lo sguardo dall’oggetto al suo modo d’essere visto. Così, i vasi ritrovano nella fotografia una presenza nuova, capace di far riaffiorare l’eco del mito antico nella contemporaneità.
Accanto a questo ciclo, le opere della serie Rooms, realizzate nelle sale vuote di Villa Giustiniani Odescalchi. Luce e ombra si muovono come presenze sottili; porte, camini, soglie e passaggi si trasformano in architetture interiori, non semplici luoghi ma presenze sospese, dove il vuoto si fa misura del tempo.
L’approccio tecnico di Patriarca è inscindibile dalla tensione poetica che anima il suo lavoro: la polaroid viene scelta dall'artista per la sua capacità intrinseca di conservare una forza alchemica, una reazione chimica tra luce e materia che si manifesta nella densità tattile del bianco e del nero e che trasporta lo spettatore in una dimensione atemporale. Ogni immagine nasce da un processo lento, quasi meditativo, in cui la materia fotografica diventa parte integrante dell’opera. Come scrive il filosofo Hadrien France-Lanord: “Queste fotografie trasformano il nostro sguardo di consumatore all’avida ricerca di immagini spettacolari, instaurando tra loro e noi la dolcezza di una porosità visiva che ci lega alla loro realtà, e ci tocca, letteralmente”.
Cenni biografici:
Nato a Roma nel 1974, Francesco Patriarca sviluppa la propria ricerca tra fotografia, pittura
e musica. Dal 2002 – anno della pubblicazione a Parigi della sua prima monografia L’appartement – espone in gallerie, musei e istituzioni in Europa, Asia e Stati Uniti, tra cui The Gossmichael Foundation (Dallas), The Dactyl Foundation (New York), Fondazione Pastificio Cerere (Roma), Museo dei Mercati di Traiano (Roma), Musee Carnavalet (Parigi), Rencontre photographiques en Sud Gironde, la Galleria Nazionale d’Arte di Tirana, il MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (Roma), il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, la Reggia di Caserta e Rencontres d'Arles. Le sue fotografie, reportage e ritratti, sono apparsi su testate come International Herald Tribune, Courrier International, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Giornale dell'Arte, The Observer, L'Officiel. Il progetto 'Clay Ghost' del 2024-2025 è stato oggetto quest'anno di varie presentazioni e mostre tra Roma, Parigi, Londra, New York e Tbilisi.
La sua opera nasce da esperienze personali che si tramutano in racconti visivi sospesi tra astrazione e figurazione. Ogni serie è un capitolo di un archivio in continua evoluzione, un mosaico mentale in cui frammenti di vita si sfiorano, trovando nuove forme di equilibrio attraverso la creazione artistica. Alternando alta e bassa definizione, nitidezza e fuori fuoco, le sue immagini non cercano mai effetti consolatori: sono piuttosto rivelazioni, consegnano allo spettatore la responsabilità dell’interpretazione e il compito di attraversare un’immagine che si offre come presenza silenziosa, quasi un’apparizione.
Vive e lavora a Roma.
