Le Due Carriere di De Chirico

Di Giorgio De Chirico, la storia ricorda solo un breve periodo della sua opera. Eppure l’artista lavorò fino alla sua morte nel 1978, come mostra l’allestimento del MAMVP.
Bénédicte Ramade , L'oeil, Febbraio 1, 2009

Per la più importante retrospettiva mai realizzata a Parigi, il Musée d’Art moderne de la Ville de Paris offre la possibilità di scoprire l’opera di una vita: quella di Giorgio De Chirico. Cantore della pittura metafisica, artista solitario e fonte d’ispirazione, ebbe una vita lunga e creò un corpus estremamente complesso.

 

L’influenza di Nietzsche

Sebbene si tenda a ricordare soprattutto le opere giovanili di Giorgio De Chirico—tanto fulminanti—si conoscono molto meno, invece, il resto della sua vita e della sua produzione. È a questa impresa di riabilitazione che si dedica la grande mostra parigina. Tele, naturalmente, con prestiti prestigiosi, ma anche sculture, disegni e archivi: un ritratto pressoché esaustivo.

La sua vita cominciò sotto il segno dell’antico e del richiamo del viaggio. Nato in Grecia da genitori italiani, De Chirico fu profondamente segnato dall’educazione classica ricevuta ad Atene, fortemente impregnata di mitologia. La sua città natale fu infatti il punto di partenza del viaggio degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro. Quando si trasferì con la madre e il fratello a Monaco, De Chirico entrò all’Accademia di Belle Arti e scoprì con entusiasmo la cultura romantica tedesca. Ma l’influenza determinante fu la filosofia di Nietzsche. Molto presto, la pittura nostalgica e simbolista dello svizzero Arnold Böcklin si fuse con le ispirazioni filosofiche dell’autore di Ecce homo e Così parlò Zarathustra.

 

Il sostegno di Apollinaire

Nel 1911, il suo arrivo a Parigi giocò un ruolo cruciale nel momento in cui gran parte del suo vocabolario pittorico era già ampiamente definito, nutrito dalle sue prime due vite culturali. Una prima esposizione di tre quadri al Salon d’Automne del 1912 fu seguita da una presentazione al Salon des Indépendants. Il nome di De Chirico cominciò a circolare, fino al 1913, quando espose trenta tele nel suo studio.

Si legò rapidamente a Guillaume Apollinaire. Il poeta scrisse di lui: "L’arte di questo giovane pittore è un’arte interiore e cerebrale che non ha alcun rapporto con quella degli artisti emersi in questi ultimi anni. Non deriva da Matisse, né da Picasso; non viene dagli impressionisti. Questa originalità è abbastanza nuova da meritare di essere segnalata". Le sue enigmi visive, dallo stile secco e tagliente, contrastavano nettamente con una scena artistica in cui si incrociavano i cubisti e la vigoria polemica dei futuristi italiani.

Dopo lo scoppio della guerra nel 1915, De Chirico e suo fratello (conosciuto con lo pseudonimo di Alberto Savinio) rientrarono in Italia. Fu mobilitato a Ferrara. Le sue tele si svuotarono, appesantite da una solitudine grave e silenziosa; la rete simbolica divenne sempre più “esoterica.” La pittura si sottrasse progressivamente all’influenza nietzscheana. Fu sempre a Ferrara che definì il concetto “metafisico” della sua pittura. Nella stessa città della costa orientale italiana incontrò Carlo Carrà, transfuga futurista che adottò rapidamente questa nuova pittura. Poi la rottura apparve quasi brusca in questo percorso storico.

 

 Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia, 1962, olio su tela, 40 x 50 cm, Collezione Privata, Courtesy Galleria d'Arte Maggiore, Bologna

 

De Chirico e i maestri

Tra il 1920 e il 1935, Giorgio De Chirico si affermò come pictor optimus e coltivò un classicismo deciso. Lo studio dei grandi maestri della pittura gli permise di rivendicare una genealogia prestigiosa. Che si autoritraesse in costume o si ispirasse alle composizioni di figure tutelari come Lorenzo Lotto, Michelangelo, Tiziano, Rubens, Fragonard o Courbet, De Chirico spiccava nel panorama artistico contemporaneo dell’epoca.

Solitario, non cedette alle sirene dell’originalità. Inoltre, negli anni Quaranta, le sue opere furono segnate dalla serialità e da un’intensa riflessione sul valore della ripetizione. È proprio questo che affascinerà in seguito Andy Warhol, noto anch’egli per le sue serie. L’artista arriverà persino a riprendere alcune opere dell’italiano, come Le Muse inquietantiPiazza d’Italia con Arianna, e Ettore e Andromaca, per una serie di serigrafie realizzata nel 1982.

 

Il pittore dai due volti

Ma come pensare e comprendere le ultime opere di Giorgio De Chirico, quando egli si abbandona a un certo gusto per il kitsch? Come resistere alla tentazione di guardare queste tele solo attraverso il prisma della curiosità per una decadenza reazionaria? La critica d’arte Elisabeth Wetterwald cerca di rispondere in un testo del catalogo, significativamente intitolato “E se il late fosse too early?”: «A quanto pare da numerosi testi critici, la carriera di De Chirico si divide in due parti: la “buona” e la “cattiva,” l’early e il late, ovvero approssimativamente 1911–1918 e 1919–1978... La storia dell’arte moderna avrebbe dunque conservato solo sette anni nella carriera di un pittore che ha lavorato per sessantasette anni."

È dunque a questa delicata operazione che l’istituzione parigina intende dedicarsi. "I giovani artisti lo riconoscono come un precursore del postmodernismo. Si rilegge la sua opera: essa è l’esempio stesso della negazione dell’originalità, dell’unicità. De Chirico si è battuto contro le opposizioni semplicistiche e binarie imposte dalla modernità; è un appropriazionista ante litteram…", prosegue Wetterwald. Questo ultimo capitolo della mostra permette così di spiegare l’attualità di quest’opera così sconcertante, nata da uno spirito risolutamente contemporaneo.

 

Biografia

1888 Nasce in Grecia.
1900 Corsi di disegno e pittura ad Atene.
1906 A Monaco legge Nietzsche e Schopenhauer.
1909 Primi dipinti metafisici a Milano.
1912 A Parigi incontra Apollinaire e Picasso.
1915 Con Carrà fonda il movimento della Pittura Metafisica.
1916 Breton scopre Il cervello del bambino di De Chirico e acquista il dipinto.
1928 I surrealisti gli voltano definitivamente le spalle.
1929 L’artista si dedica anche alla scrittura.
1945 In pittura, ritorno a una sorta di pastiche dell’arte classica.
1945–1978 Esposizioni in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone.
1978 Muore a Roma.

 

Giorgio De Chirico, Ettore e Andromaca, 1942, olio su tela, 80 x 60 cm, Collezione Privata, Courtesy Galleria d'Arte Maggiore, Bologna

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