FUORI TEMPO
Giorgio de Chirico viene a prendere il suo posto – così importante – nel Surrealismo per trapianto e per discordanza dei tempi. Nel momento in cui la sua opera, elaborata in un contesto del tutto diverso, è chiamata a svolgere il proprio ruolo nella formazione del Surrealismo, la vena metafisica è già superata e il suo autore ha preso altre direzioni. Dopo la luna di miele del breve soggiorno del pittore a Parigi alla fine del 1924, l’incomprensione non farà che crescere fino a diventare discordia. Questioni di denaro – i surrealisti furono i grandi collezionisti del periodo metafisico, le cui opere salvarono in Francia dalla negligenza di Paul Guillaume o dall’abbandono – ma anche incompatibilità di ordine psicologico, la rigidità morale di Breton, l’astuzia della “volpe”, come lo soprannominava Giuseppe Ungaretti, che rispondeva alle nuove sollecitazioni di mercanti e critici, le bestie nere dei surrealisti, ecc. Il conflitto diventa aperto. Anatema e morte dell’artista proclamata sulle colonne di La Révolution Surréaliste, guerra dei titoli, guerra dei falsi. La grande collera di André Breton arrivò fino all’insulto durante una visita in atelier ricordata da Max Ernst, e alle percosse, in un regolamento di conti di cui Gualtieri di San Lazzaro ha lasciato il racconto, dove si vede divampare un odio tanto violento quanto assoluta era stata la passione.

Piazza d’Italia. 1952, olio su tela, 50 × 60 cm. Collezione privata, Courtesy Galleria d’Arte Maggiore, Bologna.
COPPIE
Quale che sia il periodo, i manichini non cessano mai di essere rappresentati da De Chirico. Spesso in coppia – per esplorare temi mitologici come Ettore e Andromaca, ma anche per rappresentare due sposi, la musa e il suo poeta – come i due Dioscuri, soprannome dato all’artista e a suo fratello Alberto Savinio. Negli anni Venti, questi personaggi strani si incarnano negli Archeologi. In risposta alle ricerche pittoriche dell’artista, la pennellata diventa visibile, la materia più marcata e i colori più morbidi. Pur non avendo mai un volto, essi diventeranno via via più umani.

Ettore e Andromaca. 1942, olio su tela, 80 x 60 cm. Collezione privata, Courtesy Galleria d’Arte Maggiore, Bologna.
