«Il processo creativo è, in un certo senso, un processo segreto. La concezione e l'elaborazione sperimentale dell'opera d'arte è un'attività affatto personale, e il supporre che possa venire organizzata e collettivizzata, come una forma di produzione industriale o agricola, significa disconoscere la natura stessa dell'arte. L'artista deve lavorare a contatto con la società, ma deve trattarsi di un contatto intimo. lo ritengo che i più grandi artisti abbiano sempre avuto le loro radici in una comunità o in un gruppo sociale ben definito, o in una particolare regione. Sappiamo che comunità piccole e intime hanno prodotto la grande scultura di Atene, di Chartres o di Firenze. Lo scultore apparteneva alla sua città o alla sua corporazione. Nel nostro desiderio di unità internazionale e di cooperazione universale, non dobbiamo dimenticare la necessità di conservare questo rapporto alquanto paradossale fra la libertà dell'artista e la sua funzione sociale, fra il suo bisogno della simpatia di un popolo e la sua dipendenza dalle sorgenti interiori d'ispirazione»

 

Henry Moore nel saggio Lo scultore nella società moderna, contenuto nel catalogo Henry Moore. Gli ultimi 10 anni, ed. Skirà, 1995