La Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. ospita nella sua sede espositiva di Bologna un omaggio a Sandro Chia, tra i più influenti interpreti della Transavanguardia, composto da una selezione di opere in ceramica esposte per la prima volta nella mostra "Sandro Chia. Ceramica vs Disegno 1:0" tenutasi al MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nel 2011, alle quali si affiancano dipinti ad olio di grande dimensione. La mostra testimonia la versalità tecnica dell'artista, unita ad un'innegabile padronanza dei materiali, e la sua capacità di far dialogare tra loro con successo mondi opposti - per materiale, tecnica, registro e soggetto.
Le opere selezionate per la mostra "Attraverso il fuoco, dentro il segno" offrono un interessante punto di vista per approfondire la peculiarità di Sandro Chia nel solco del noto movimento della Transavanguardia. Nata negli anni Ottanta e teorizzata da Achille Bonito Oliva, questa corrente artistica si poneva come obiettivo quello di sedurre lo sguardo del pubblico ad una ritrovata formalità, figlia di una tradizione tipicamente italiana, prendendo le distanze dagli astrattismi che avevano dominato la scena dei decenni precedenti. Sposando questi intenti, Chia si distingue per la spiccata apertura alla contaminazione tra linguaggi differenti e per la predisposizione al dialogo tra diverse tecniche pittoriche e scultoree. Proprio per celebrare questa distintiva attitudine alla sperimentazione, la mostra si sofferma su due poli complementari della sua ricerca, pittura e ceramica.
Cornici, mappamondi e teste di gorilla - realizzati presso la storica Bottega Gatti di Faenza - popolano le sale della galleria con un ventaglio di soggetti che attingono in modo equo dalla cultura alta a quella bassa, popolare. Tra queste, le Cornici sono sicuramente le opere che offrono in modo più diretto l'occasione di dialogo tra le due diverse tecniche: l'opera e composta non solo dalla parte in ceramica, ma anche dal lavoro su carta che l'artista ha posizionato all'interno della cornice stessa. Ne nasce una "combinazione inquietante, esplosiva", per usare le parole dell'artista riportate nell'intervista rilasciata a Franco Bertoni e pubblicata nel catalogo di Faenza. Una combinazione che diventa un vero e proprio scontro tra Titani, come continua ad illustrare l'artista: "La ceramica resiste al fuoco, e virtualmente indistruttibile. Il disegno e carta, teme perfino la luce, nell'acqua si spappola, il fuoco lo incenerisce. Data la sua fragilità, il disegno deve essersi guadagnato la sua eccelsa reputazione con altri mezzi [...]". Se quindi la ceramica, resistente e solida, vince per durabilità e forza fisica, il disegno ha guadagnato la sua autorità lungo una strada diversa, fatta di segno e concetto. I vortici di materiali antagonisti non si esauriscono poi con il dialogo ceramica-disegno ma vengono approfonditi anche nella dialettica ceramica-bronzo, come nel caso della serie dei Mappamondi: basi in bronzo sostengono emisferi in ceramica che sembrano sgonfiarsi, cristallizzando il contrasto tra eternità e fragilità. I titoli spaziano da descrizioni più esemplificative a rimandi non immediatamente decifrabili che invitano lo spettatore a dedicare un secondo sguardo all'opera, come per la teste di gorilla che diventano Babbi addolorati. Dal catalogo di Faenza: "Come dicevo il titolo o il testo che accompagna il quadro ha la funzione di suggerire uno stato d'animo, di creare una sospensione, un dubbio. Dopo la lettura si riguarda l'immagine ancora più attoniti e più perplessi, ma si vedono più cose".
Le grandi tele che completano la mostra, come Catching the stars e Happy Birthday (entrambe del 2011), sono state selezionate per la qualità pittorica in cui si rivedono tutte le caratteristiche dell'opera matura di Chia: personaggi corpulenti, solitari e centrali, si fanno protagonisti su scala monumentale di scene atemporali rese con colori vividi e intensi, in bilico tra quotidianità ed eroismo.
La mostra restituisce così un ritratto sfaccettato dell'artista, evidenziandone l'eclettismo e la capacità di mettere in luce le rispettive forze e fragilità dei diversi mezzi espressivi.