L'importanza di chiamarsi Henry Moore

Bologna celebra il grande scultore esponendone cinque opere monumentali intorno al Nettuno, molti piccoli bronzi a Palazzo Re Enzo e nelle gallerie private
Walter Guadagnini, La Repubblica, Novembre 27, 1995

Bologna - Cinque sculture monumentali di Henry Moore che circondano la statua del Nettuno; una cinquantina di piccoli bronzi e altrettanti disegni del grande artista inglese che occupano le sale di Palazzo Re Enzo; tutte le gallerie private cittadine che dedicano una mostra personale ad uno scultore del XX secolo: così Bologna affronta la stagione espositiva autunnale, con uno sforzo degno di nota.

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Bella davvero, la mostra di Henry Moore, giunta a Bologna - dopo le tappe di Bellinzona e Napolì- grazie all'attivismo dì un gallerista privato, Franco Calarota a capo di Maggiore g.a.m., e all'organizzazione della Henry Moore Foundation e della Galleria d'Arte Moderna (fino al 14 gennaio, cat. Skira): bella perché pone in risalto la qualità più grande dello scultore, la sua capacità d'essere insieme contemporaneo e antico, incarnando nelle sue celebri figure sdraiate quella "tradizione del moderno"di cui è stato, sino ai suoi anni tardi, un riconosciuto alfiere. Una misura classica, insomma che attinge alle radici del mito per estrarne forme e linguaggi nuovi.

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